
L’aria fresca della sera ci avvolgeva, proveniva dalla porta semi aperta davanti al nostro letto. Intorno a noi, la città si accendeva, un reticolo di luci che cominciavano a brillare nel crepuscolo violaceo. Ma per noi, il mondo non esisteva più. I nostri occhi si erano persi l’uno nell’altro, in un silenzio carico di un’attesa che non aveva bisogno di parole. Un respiro trattenuto, un’ultima, esitante esalazione, e poi le nostre labbra si incontrarono.
Non fu un assalto, ma una scoperta. Un tocco delicato, un sussurro di pelle contro pelle, come il primo battito d’ali di una farfalla. Le sfiorai il labbro inferiore con il suo, una carezza timida che le fece socchiudere gli occhi. Sentìì il sapore del suo labbro, il gusto di infinito e promesse non dette. Lei rispose, un leggero movimento che cercava e trovava la mia bocca, e in quel momento la timidezza svanì, sostituita da un’onda montante, inarrestabile.
Il bacio si approfondì dentro piccoli morsi quasi volti ad assaggiare l’un l’altra. Le nostre mani, fino a quel momento incerte, trovarono il loro posto. Le nostre dita si intrecciarono tra i suoi capelli, ella sentiva tirare leggermente, una presa gentile che era un invito a non andarsene mai. Le sue mani si posarono sulle mie spalle e poi si fecero strada, lente e decise, lungo la mia schiena e le sue gambe intorno alla mia vita, accarezzandomi la pelle, spingemi ancora più vicino, fino a che non vi fu più spazio tra nostri nostri corpi. I nostri petti si premevano l’uno contro l’altro, il battito dei nostri cuori era un tamburo che suonava all’unisono, il nostro unico, ineluttabile ritmo.
Il tempo si sciolse. L’orologio sulla torre del tempo nello spazio infinito che ci avvolgeva scandiva il passare delle ore, dei minuti, dei secondi, era ora un suono lontano, privo di significato. Il bacio divenne un viaggio, un’odissea sensoriale che ci portò in luoghi inesplorati. Le nostre labbra si separavano solo per un istante, per riprendere un respiro che era un sospiro, prima di ritrovarsi con una passione rinnovata. Era un dialogo senza parole, una danza in cui davamo e ci prendevano, esplorava con una dolcezza audace, e l’altra rispondeva con una fame insaziabile.
L’intensità del bacio non era statica, ma evolveva come una tempesta. C’era il tuono del desiderio, la pioggia di lacrime di gioia che sfuggiva ai nostri occhi chiusi, l’elettricità che scattava a ogni tocco. C’era un momento di pura, furente passione, un incendio che bruciava ogni pensiero, ogni paura, lasciando solo la sensazione del nostro essere l’uno nell’altra. E poi c’era la quiete dopo la tempesta, un bacio lento, profondo, che era un’ancora in quel mare di sensazioni. I nostri corpi si ammorbidirono l’uno contro l’altro, i nostri baci divennero più dolci, più teneri, come a voler rassicurare l’altro che quel momento non sarebbe mai finito.
Il mondo esterno, con il suo rumore e il suo movimento, era svanito nel nulla. Non sentivamo più il vento freddo che si era alzato, né qualsiasi altra cosa che non fosse noi. Esistevano solo le nostre labbra, le nostre mani, il sapore e il profumo l’uno dell’altra. Quando, finalmente, dopo un tempo che a noi parve un’eternità, le nostre labbra si separarono, fu come un risveglio. Le luci della città non erano più quelle della notte fonda, ma quelle chiare e definite, l’inizio del crepuscolo. La luna era ancora alta nel cielo, a testimoniare che non erano passati pochi minuti, ma un tempo ben più lungo, un tempo che avevamo rubato al mondo per donarlo al nostro amore.
I nostri occhi si riaprirono, si guardarono e videro qualcosa di nuovo. Non c’era bisogno di parole. Nei nostri sguardi c’era l’eco di quel bacio, un’intesa profonda, la consapevolezza di aver oltrepassato un confine, quello del tempo e della logica, e di essere tornati più uniti che mai. I nostri volti erano umidi, le nostre labbra rosse e gonfie, ma i nostri cuori battevano con una dolcezza e una serenità che solo un amore così intenso e vero può regalare.
L’unica cosa che avevamo capito in un attimo che quel tempo passato non era un “tempo” normale, ci sembrava passato un attimo e invece erano ore. Possibile? Il tempo volava, e quelli che a noi sembravano attimi, erano ore, con uno sguardo mi domandò quanto era stato lungo quel bacio. Domanda di cui non sapevo la risposta.. un bacio lunghissimo e allo stesso tempo breve perchè la mia sete di Lei era insaziabile.
La sua pelle era tutta da mordicchiare, ogni millimetro di Lei … Ma questa è un’altra storia che proseguì in un’altro tempo..
Ho il cuore che ogni minuto mi chiede quando torna.