
La notte più buia dell’anno era scesa, così densa da sembrare un velo di velluto nero disteso sull’universo.
Il mare respirava piano, come per non disturbare ciò che stava per accadere.
Il Sole era morto per assumere la sua forma umana e cercare Lei la Luna , con le, mani intrecciate sulle ginocchia, gli occhi fissi verso un punto oltre la linea dell’orizzonte.
Non il mare.
Non il cielo.
Ma un luogo sospeso fra entrambi: i Cancelli del Tempo.
Erano lì, invisibili ai comuni occhi, un arco di luce e ombra che solo chi aveva attraversato gli oceani del tempo secoli poteva vedere.
Da sempre il Sole sapeva che dietro di essi la Luna attendeva, imprigionata in un tempo che scorreva diversamente dal suo.
Quella notte, però, il destino decise di allentatare le catene.
Un tremito di luce argentea filtrò attraverso la fenditura dell’arco.
Poi le ombre si piegarono, come piegate da un vento silenzioso, e lei apparve.
La Luna, in forma di donna, uscì dai Cancelli del Tempo con un passo lento, portando con sé il profumo di notti infinite e il suono lontano di maree dimenticate.
I suoi capelli, lunghi, scintillavano a ogni movimento.
I suoi occhi erano due specchi profondi, in cui galleggiavano galassie. Gli occhi dell’infinito.
Il Sole si alzò in piedi, il cuore che batteva come il ruggito di mille albe.
Non si parlarono subito.
Era come se ogni parola avrebbe spezzato l’incanto di quell’istante atteso per eoni.
Camminarono l’uno verso l’altra.
Il loro incontro era lento, inevitabile, come l’onda che arriva sempre a bagnare la riva.
Quando si trovarono vicini, il Sole tese la mano; la Luna la prese, e fu come se il tempo si fermasse ancora una volta.
Si incamminarono verso il mare, dietro di loro, i Cancelli del Tempo svanirono silenziosamente, come se non fossero mai esistiti. sedettero al bagnasciuga, sotto il cielo trapunto di stelle.
Davanti a loro, l’oceano brillava sotto la loro doppia luce: il caldo oro del Sole e l’argento freddo della Luna.
Rimasero lì fino a quando l’orizzonte cominciò a tingersi di rosa e arancio.
Sapevano che all’alba lei avrebbe dovuto tornare oltre i cancelli.
Ma per quella notte, nella notte più buia, avevano spezzato le regole.
E nell’universo restò impressa una verità che il tempo stesso non poteva cancellare:
anche ciò che è diviso per eternità trova sempre una via per ritrovarsi.