
Nel principio dei tempi, quando il cielo era ancora un libro aperto e gli dei scrivevano storie con la luce delle stelle, il Sole e la Luna erano semplicemente due forze cosmiche: potenti, lontane, eterne. Ma come spesso accade quando due opposti si sfiorano, nacque qualcosa che neanche il tempo poteva prevedere: un amore impossibile.
Ogni giorno il Sole muore per lasciare spazio alla Luna di brillare nel manto del cielo blu e dominare il mondo,sovrana indiscussa del mondo incantato. Il suo dominio si estendeva ovunque, dal flusso e riflusso delle maree, che rispondevano al suo richiamo come un respiro cosmico, fino alle delicate vite delle fate che danzavano nel suo chiarore argenteo, sino alle driadi.
Le fate, creature eteree fatte di polvere di stelle e petali di fiore, con le ali ragnatele di luce lunare, traevano la loro stessa essenza da essa. Quando la luna era piena, il loro potere era al culmine. Le loro ali, di solito trasparenti, si coloravano di mille sfumature iridescenti, e il loro canto, un’armonia di campanelle e fruscii di foglie, si diffondeva per tutta la foresta. Usavano quel potere per tessere incantesimi, far fiorire i rovi, e guidare gli animali notturni.
Con il passare delle notti, man mano che la luna si assottigliava, il dominio passava alle ninfe. Creature legate all’acqua, le ninfe vivevano nei laghi, nei fiumi e nelle sorgenti nascoste. Il loro potere era più quieto e misterioso, e si manifestava con il calare della luna. Quando la luna era una falce sottile, il loro canto, un sussurro melodico e profondo, guidava le acque e curava le piante malate che crescevano sulle rive. I loro occhi, scuri come la notte senza stelle, riflettevano la profondità dei loro domini e il potere ancestrale che la luna conferiva loro.
Con la luna nuova, invece, il mondo delle fate si faceva più silenzioso. Era un periodo di riposo e di introspezione. Le fate si ritiravano nei loro nascondigli, piccole tane scavate nelle radici degli alberi o nascoste sotto i cappelli dei funghi, e attendevano con pazienza il ritorno della loro signora, quando l’oscurità dominava il cielo, il potere passava alle driadi, spiriti degli alberi. In quel periodo di buio, le driadi si univano in un’unica coscienza collettiva, i loro corpi si fondevano con la corteccia degli alberi e i loro cuori battevano al ritmo della terra. Non avevano bisogno della luce per dominare, perché il loro potere era quello della radice, della crescita silenziosa e della forza inarrestabile. La luna le rendeva invulnerabili, un’armatura invisibile che le proteggeva da ogni male
La luna non solo dominava le loro vite, ma le guidava anche. Ogni ciclo lunare era un capitolo della loro storia. Quando la luna sorgeva, era il momento di celebrare e di gioire; quando tramontava, era il momento di riflettere e di prepararsi per il futuro. E così, nel manto scuro della notte, la vita delle fate era un’eterna danza al ritmo della luna, una melodia incantata che solo i cuori più puri potevano udire, le ninfe insieme alle driadi attendevano il ritorno della loro signora in simbiosi con la natura.
Il Sole, fiamma viva del giorno, era l’incarnazione della vita. Ma ogni sera, quando il cielo si oscurava e la sua luce si spegneva, qualcosa dentro di lui si spezzava. Non era solo tramonto. Era trasformazione.
Perché ogni notte, quando la sua luce si spegneva… il Sole diventava un uomo.
Una persona, gli occhi indefiniti nell’ombra del crepuscolo. Il suo corpo portava il calore di mille estati, ma il suo cuore… era freddo di malinconia. Solo allora, sotto il manto oscuro della notte, lui poteva camminare sulla Terra. Cercando lei.
La Luna.
Lei non era soltanto una dea sospesa nel cielo. Nella notte, anche lei assumeva forma umana: una giovane donna dalla pelle chiara come l’alabastro, i capelli lunghi e corvini come le ali della notte stessa, e occhi profondi, intensi, come due stelle morenti che avevano dimenticato di spegnersi. Gli occhi dell’infinito.
Ogni notte, Lui andava in cerca di Lei.
Nel cuore di una notte, dove il cielo si apriva come una cupola e le stelle erano testimoni, lui arrivava per primo, nascosto tra i venti notturni. Poi, dai cancelli del tempo, avvolto nel buio, lei compariva. Camminava e ogni suo passo sembrava non lasciare traccia — come se appartenesse a un mondo che non avrebbe mai potuto toccare davvero.
Quando si trovavano, non parlavano subito. C’era sempre un attimo sacro, il tempo di abituarsi l’uno all’altro, di bere con gli occhi quel volto tanto atteso. Poi, si avvicinavano.
“Mi hai aspettato di nuovo,” disse Lei, come fosse incredula.
Lui sorrideva appena, abbassando lo sguardo. “Ti aspetterò per sempre. Anche quando il mondo dorme, io veglio per sentire i tuoi passi.”
Lui le prendeva la mano. Era gelida, eppure bastava quel contatto per scaldargli il cuore.
Ogni notte parlavano, si stringevano, si amavano senza poterlo dire ad alta voce. Il loro tempo era breve, fragile come una goccia di rugiada. Sapevano entrambi che con il primo albeggiare, il Sole sarebbe tornato alla sua forma, bruciante e lontana, e lei si sarebbe dissolta tra le ombre del mattino.
Ma ogni volta, prima di lasciarla, lui le faceva una promessa:
“Morirò ancora. E ancora. Finché il tempo non avrà più confini. Finché la notte mi permetterà di ritrovarti.”
E lei, con le labbra tremanti ma gli occhi fieri, rispondeva:
“Ed io brillerò di riflesso, perché anche se il mondo vede solo la mia luce… so che è tua.”
A volte, raramente, riuscivano a rimanere insieme più a lungo. Quando il cielo si oscurava in pieno giorno, e il mondo osservava con meraviglia quel fenomeno inspiegabile: l’eclissi. In quei pochi attimi, il Sole e la Luna si abbracciavano davanti a tutti. Non più nascosti. Non più separati. Ma come due amanti che finalmente avevano vinto il tempo.
Poi, il momento passava. Il Sole tornava a splendere. La Luna si ritirava. E il ciclo ricominciava.
E così accade ancora oggi.
Ogni tramonto è il Sole che spegne se stesso pur di avere qualche istante con lei. Ogni notte è una promessa mantenuta. Ogni raggio lunare è un sussurro d’amore, un messaggio d’ambra tra il buio e la luce.
Finché ci sarà notte, ci sarà speranza.
Finché ci sarà amore, ci sarà sacrificio.
E’ un promemoria costante che ogni cosa ha il suo tempo, che ogni potere ha il suo momento. E così, nel cuore della foresta antica, il dominio della luna tesseva la trama della vita, un arazzo magico e in continua evoluzione, dove la luce e l’oscurità si fondevano in una danza perfetta.
Ho il cuore che ogni minuto mi chiede quando torna...